domenica 20 maggio 2018

Il futuro è adesso








Forse è meglio cambiare la nostra ottica. Sarebbe ora di trasformare la famosa angoscia del futuro in una sana – e più saggia – paura del presente. I fantasmi di cui parliamo oggi, sono sotto i nostri occhi.

Sui treni nessuno si può sentire sicuro, men che meno i controllori, picchiati crudelmente con feroce puntualità da risme di delinquentelli di tutte le età, razze e religioni.
A scuola pseudo-gang e simil-bulli si divertono a spaccare gli arredamenti (e le facce dei professori) per il solo gusto di accumulare contatti su Internet. In passato qualche pugno e calcio è toccato ad un ragazzo diversamente abile (e non immaginate nemmeno quanti click si è meritato).
Preti che abbordano ragazzini e spacciano cocaina, fregandosene bellamente di inoculargli l’Aids.

A Brescia padre e figlio spezzano il collo ad una ragazza di 25 anni, rea di aver detto no ad un matrimonio combinato.
A Roma, disabili e baristi pestati perché rei di lesa maestà nei confronti delle famiglie che comandano il quartiere.
Delle donne uccise da un amore malato, oramai abbiamo perso i conto.

A questo aggiungiamo il non trascurabile particolare del continuo - noioso - vociare tra istituzioni e giudici, tra giornalisti e politica, tra forze dell’ordine e avvocati, tra Cassano e il suo procuratore.

La felice Italia, di cui si è abbondantemente scritto in passato, ha felicemente partorito i suoi agghiaccianti figli.

Che cosa possiamo fare, adesso?
Non lo so, e nessuno può dirlo con precisione, nemmeno Morelli o Crepet.
Ma c’è almeno una cosa che possiamo fare da subito: smetterla di scrutare l’orizzonte con aria pensosa e preoccupata.

Guardare fuori dai portoni, davanti alle nostre auto, all’interno delle nostre scuole, tra i palazzi delegati ad ospitare le più alte istituzioni.

Il futuro, amici miei, è già arrivato. Ha la testa vuota e le mani pesanti.
E ha fretta di farsi conoscere...

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